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ANONYMOUS VS. SCIENTOLOGY




La Deindividuazione: disobbedienza o eroismo? di Salvatore Cianciabella* e Piero Bocchiaro** We are Anonymous. We are legion. We do not forgive. We do not forget. Expect us! 1 Anonymous Nel mese di gennaio 2008 venne fuori un video in cui Tom Cruise affermava: “un membro di Scientology, quando passa accanto a un incidente, non è come tutti gli altri. Se passi lì accanto, sai che devi fare qualcosa, perché sai che sei l’unico a poter fare davvero qualcosa”. Ben presto il video, considerato da molti al contempo divertente e stupido,  divenne virale, così da spingere la chiesa di Scientology a passare per le vie legali minacciando di fare causa ai siti che non avessero eliminato il video in tempi brevi. La reazione di alcuni Anon2 e membri di 4chan3 fu immediata, innescando una reazione a catena secondo il noto “Effetto Barbara Streisand”: più si censurava e più il video si diffondeva. Enon solo: si scatenò addirittura la nascita di un vero e proprio movimento di protesta contro le pratiche della Chiesa di Scientology, definendo il “progetto Chanology”. Il progetto venne lanciato pubblicamente in forma di un video pubblicato su YouTube, "Messaggio a Scientology", il 21 gennaio 2008. Qui si affermava che il gruppo Anonymous vedeva le azioni di Scientology come una forma di censura, ed affermava l'intenzione del gruppo di "espellere la chiesa da Internet". Al gruppo di Anon e 4chan non era piaciuto il modo arrogante con cui Scientology aveva reagito alle critiche. Ebbe inizio la guerra: scherzi telefonici alle linee di Dianetics, centinaia di pizze ordinate a loro nome, infiniti fogli neri inviati via fax (così da far esaurire l’inchiostro), intasarono la loro principale linea telefonica, svilupparono un attacco DoS, Denial of Service (negazione di servizio) distribuito, in altre parole utilizzarono un programma che inviava circa 800.000 richieste d’accesso in un weekend, mandando il loro sito in tilt. Quando poi, il 21 gennaio uscì il video, intitolato “Chiamata alle armi”, accadde qualcosa di storico, almeno per le modalità di censura fino ad allora utilizzate da Scientology. Per la prima volta la cultura di Anonymous iniziò a considerarsi un movimento, dichiarando che avrebbe abbattuto e distrutto la chiesa di Scientology. Quel video mosse migliaia di utenti ad alzarsi dalla loro postazione e a scendere in strada, ma non in una strada qualsiasi, la destinazione era la sede Scientology più vicina. Così recitava il video: “dovete temere il 10 di febbraio. Anonymous vi chiama a unirvi a noi in un atto di solidarietà. Anonymous vuole che innalziate la bandiera della libertà di parola, dei diritti umani, della famiglia e della libertà. Unitevi alla nostra protesta davanti ai centri di Scientology di tutto il mondo”. Nel febbraio 2008, i metodi della protesta erano costituiti da manifestazioni non violente che si susseguirono in tutto il mondo davanti le sedi di Scientology: Orlando, Sidney, Los Angeles, Adelaide, Tel Aviv, Berlino, Londra e Melbourne. Per promuovere le manifestazioni venne realizzato un secondo video che stabiliva un codice di condotta. Veniva vietato di portare armi, si consigliava di vestirsi in modo adeguato, coprire il volto per impedire l’identificazione tramite video da parte degli avversari. Si pensò, così, di indossare delle maschere. La scelta cadde sulla maschera di Guy Fawkes utilizzata nel film V per Vendetta. Nessuno immaginava cosa sarebbe poi successo. Come afferma Gregg4: “A Sydney pensavamo ci fossero cinquanta persone. Ma già prima delle 10, avevamo raggiunto le cinquanta persone e continuavano ad arrivare in massa. Prima di andare a dormire, un paio di ore dopo, sarà stata l’una di notte ho guardato Sydney e c’erano duecentocinquanta persone. Secondo la polizia anche di più. Cos’è successo? Adelaide, Perth e Melbourne: duecento manifestanti per ognuna. In tutta l’Australia c’erano quasi duemila persone. Eravamo anche a Tel Aviv, dove era appena stata aperta una sede di Scientology. Hanno preso parte alla protesta palestinesi e israeliani, con le rispettive bandiere. Poi a un tratto se le sono scambiate e hanno iniziato a sventolarle”. In poco tempo migliaia di persone invasero le strade di decine di città. La Chiesa di Scientology passò al contrattacco utilizzando la rete: un loro portavoce ha dichiarato che i membri del gruppo Anonymous "sono in possesso di alcune informazioni sbagliate" su Scientology, un altro membro fece riferimento al gruppo Anonymous con l'appellativo "computer geek" ("fanatici del computer"). Più tardi, la Chiesa di Scientology iniziò a far riferimento al gruppo Anonymous come a dei "cyberterroristi" che perpetrano "crimini di odio religioso" contro la Chiesa. Altri individui, infine, furono inseguiti fino a casa, ricevettero lettere di diffida e minacce intimidatorie. L’esperienza di Scientology segnò la storia di Anonymous: quel gruppo di anonimi da semplici sabotatori di videogiochi si erano trasformati in qualcosa di diverso e culturalmente significativo, era cioè emersa una coscienza morale basata sulla consapevolezza della forza delle azioni di un gruppo di hacker, ora definiti hactivisti. “Persone che sanno bene quello che fanno. Hanno un fine comune”5. Non sono, quindi dei semplici smanettoni arrabbiati o fanatici ma “la loro mentalità è quella di impegnarsi a smascherare il sistema: non sopportano le prese in giro, tutto ciò che considerano ingiusto e l’arroganza di chi è al potere. Condividono informazioni, strumenti e tecniche e in tutto questo se la spassano alla grande”6. Tutto questo non sorprende affatto gli psicologi. Gli studi avviati già negli anni Sessanta da Phil Zimbardo sui processi di deindividuazione mettono in luce come le persone, sotto anonimato, si lascino andare a condotte guidate non più da regole interne ma dalle norme sociali emergenti in quella specifica situazione. Dando seguito a quanto affermato a fine Ottocento in Psicologia delle folle dal francese Gustave Le Bon, Zimbardo ha dimostrato empiricamente come l’uomo perso nella folla, per meglio dire in un gruppo anonimo, riesca a rendersi protagonista di azioni eccezionali. Nello specifico del suo studio, ordinarie studentesse americane in stato di deindividuazione (incappucciate) somministravano delle scosse elettriche a una presunta vittima della durata doppia rispetto a quelle somministrate dal gruppo di controllo formato da studentesse individualizzate (senza cappuccio e con nominativo sulla maglietta). Come a dire: se il male inferto è riconducibile a me, mi astengo dal compierlo; in caso contrario, nessun problema. In relazione ad Anonymous, quello che è successo è che a un certo punto la norma emergente è stata di segno contrario, positivo: in stato di deindividuazione, dunque, ciascuno ha lasciato che fosse la norma a governare il proprio comportamento, ma stavolta in direzione del bene. Quello che succede in questi casi è che la deindividuazione può sfociare in comportamenti altruistici fino a giungere ad azioni eroiche. Si tratta di un eroismo banale, per così dire, nel senso che non richiede particolari tratti di personalità per essere messo in atto ma viene innescato da una situazione particolarmente favorevole. Se avessimo la possibilità di indagare le caratteristiche disposizionali di questi eroi scopriremmo probabilmente poco di speciale. Eppure, ritrovandosi in quella situazione, in una folla fisica o virtuale dove l’identità di ciascuno si perde all’interno del tutto, queste persone rischiano di più, denunciano di più, aiutano di più. Si creano in sostanza nuove regole, si allentano i freni inibitori che solitamente – in stato quotidiano di individualizzazione – orientano verso comportamento più equilibrati o se vogliamo più apatici. È una delle nuove frontiere di studio nel campo della psicologia sociale, il contraltare insomma a quanto Hannah Arendt definì banalità del male riferendosi ai crimini commessi dal nazista Adolf Eichmann durante la seconda guerra mondiale. Un uomo mite, mediocre, eppure in grado di mandare milioni di ebrei a morire nei campi di sterminio. Gli studi di Stanley Milgram ci hanno detto che Eichmann non è l’eccezione ma pressoché la regola: la maggioranza delle persone, messe dinanzi a un ordine ingiusto proveniente da una figura autoritaria, finiscono con l’obbedire, anche quando gli effetti di questa obbedienza si concretizzano nell’uccisione di un altro essere umano. La nuova frontiera, dicevamo, è l’analisi di una figura diversa: quella che riesce a dire di no all’ingiustizia, a opporsi quando la maggioranza cede, ad agire in maniera nobile. E con molta probabilità, l’anonimato ancora una volta potrebbe ricoprire un ruolo centrale all’interno di questo processo. * Salvatore Cianciabella(Palermo, 1972) è psicologo, formatore e docente di Tecnologie Informatiche. Autore di articoli scientifici su cinema e psicologia. Insieme al collega Bocchiaro è attualmente impegnato nella realizzazione di corsi sull'Heroic Imagination Projectdel prof. Philip Zimbardo presso istituti scolastici di Prato e di Palermo. È autore del testo “Siamo uomini e caporali. Psicologia della disobbedienza” edito da FrancoAngeli nel 2014, il cui contenuto è consultabile nel sito www.siamouominiecaporali.it ** Piero Bocchiaro (Palermo, 1972) è psicologo e assegnista di ricerca presso l’Università di Palermo. È autore di articoli scientifici e dei volumi Psicologia del male (Laterza, 2009) e Introduzione alla psicologia sociale (con S. Boca e C. Scaffidi Abbate, il Mulino, 2003). 1 «Noi siamo Anonymous. Siamo legione. Non perdoniamo. Non dimentichiamo. Aspettateci!». Motto di Anonymous. 2 Membri appartenenti ad Anonymous. 3 4chan è un sito in lingua inglese in cui gli utenti generalmente possono postare in forma anonima. Il sito è stato associato a diverse subculture internet ed in particolare al progetto Chanology. 4 Un componente di Anonymous. Tratto da “We are legion” di Giacomo Mondadori, 2013 Feltrinelli, p. 45. 5 Afferma Richard Thieme, scrittore tecnico e speaker professionista, in We are legion, op.cit. p.20. 6 Richard Thieme, in op. cit., p. 20.

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