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Intervento di Luigi Corvaglia alla conferenza stampa presso la Camera dei deputati (21 Marzo 2024)

Aggiornamento: 8 apr




Questo incontro in un tempio della democrazia mette a rischio la libertà religiosa? Qualcuno lo dirà. Esistono infatti ambienti e personaggi che si impegnano in un'opera di influenza che veicola il messaggio che quello delle sette è un panico morale, che la manipolazione non esiste e che la lotta a quelli che chiamano "nuovi movimenti religiosi" può esitare in un vulnus alla libertà religiosa. Questa carta è forte, sollecita reazioni altrettanto forti nel sincero democratico, difensore dei diritti civili.  Peccato che chi si esprime in tal senso sia ben lontano dall'essere espressione del pensiero democratico provenendo spesso da un contesto reazionario. Cominciamo col dire che in una società aperta, non c'è motivo di difendere i "nuovi movimenti religiosi", perché, in un contesto liberaldemocratico, la libertà di pratica religiosa è già garantita. Quindi coloro che sentono il bisogno di essere difesi, sostenendo di essere attaccati, sono espressione di organizzazioni abusive e totalitarie. Attenzione:  questa difesa diventa necessaria proprio  perché operano in un sistema liberaldemocratico che condanna abusi e molestie. La difesa dalla sette è quindi difesa della democrazia. Ma l'ipocrita azione degli apologeti dei culti che marciano sotto le bandiere delle libertà civili comporta due grossi paradossi logici. 

Il primo è che essi difendono società chiuse invocando i principi della società aperta, cioè invocano quei principi esterni che negano internamente. 

Si potrebbe definire una sorta di parassitismo culturale, perché traggono nutrimento dal corpo della democrazia per alimentare il totalitarismo.

Il secondo paradosso è che la richiesta di proteggere i gruppi anti-democratici senza sottoporli a un giudizio critico per "rispetto" corrisponde alla difesa del "diritto di essere diverso" di tutte le culture promossa dal cosiddetto "Identitarismo" di estrema destra. Anche gli identitaristi sembrano aperti e attenti ai diritti civili quando difendono dalle pretese degli stati democratico il diritto degli immigrati a non integrarsi e predicano la convivenza di varie identità, ma la convivenza che cercano è un chiaro "differenzialismo", cioè lo stesso rifiuto dell'universalizzazione dei diritti. Questo è, chiaramente, il rifiuto della democrazia.

Se il cittadino occidentale inorridisce davanti alla pratica della infibulazione o altre mutilazioni genitali femminili e ne chiede l'abolizione è perché ritiene che la universalizzazione dei diritti sia valore preordinato al rispetto di una cultura che mortifica e fa violenza sulle donne. L'identitario della nuova destra, invece, ritiene che vadano salvaguardati gli usi e costumi delle culture in cui si pratica l'infibulazione perché la difesa dell'identità è preordinata alla difesa dei diritti individuali, cioè alla universalizzazione dei diritti, in altri termini della democrazia. Gli apologeti dei culti operano nello stesso modo. La persona laica ritiene inammissibile che il fedele di un culto possa essere sottoposto a trattamenti che sarebbero censurati fuori da esso (riduzione in schiavitù, umiliazioni, sfruttamento economico, sessuale, ecc.) perché i diritti sanciti dallo stato di diritto devono valere per tutti i cittadini e le pratiche vessatorie non possano essere ammesse solo perché appartengono ad una cultura religiosa. La democrazia non può ammettere isole di totalitarismo, non può essere democrazia con i buchi. L'apologeta dei culti, invece, è l'identitario che pretende che il valore del rispetto della "libertà di culto" sia da salvaguardare più dei diritti sanciti dalla costituzione. Vuole la democrazia con i buchi. Lo stato di diritto diviene ancillare rispetto alla difesa dell'identità religiosa.

Come non sorprende che i fautori del differenzialismo siano esponenti dell’estrema destra politica che coniano una propria incongruente versione di “multiculturalismo”, così non è strano che i difensori del “diritto alla differenza” delle “sette” siano spesso esponenti di visioni tutt’altro che ecumeniche che propongono la propria incongruente versione di “ecumenismo”. Questi, infatti, propongono un “multi-cultismo”, che è la versione mignon del multi-culturalismo della Nouvelle Droite. Come il multiculturalismo ha quale nemico la democrazia, così l'identitarismo spirituale ha quale nemico la laicità. Quindi, di nuovo, la democrazia. 



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