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Il COVID-19 e la reazione del mondo religioso


di Maria Teresa Pizzulli



La pandemia globale Covid-19 proclamata nel febbraio 2020 ha fatto emergere il braccio di ferro antico tra il mondo della medicina e quello della teologia, la contrapposizione netta s’innesta nella triade salute – guarigione – salvezza.

Schiere di tele-predicatori che sembrano più dei venditori di prodotti che ministri di Dio, continuano a tuonare dai pulpiti: “i demoni sono nell’aria”, “ il coronavirus è il castigo di Dio per i peccati dell’uomo”, “fa la cosa giusta: lascia che Gesù entri nella tua casa e l’epidemia finirà”, “non avere paura del coronavirus: Dio è il vaccino contro la morte”.

Taluni personaggi, non danno solo la loro interpretazione dell’epidemia, ma ne danno anche i loro rimedi bizzarri: c’è chi soffia nel microfono per scacciare il male, chi vende dei ritrovati a base di erbe, chi consiglia bevande alla vitamina C, ma soprattutto tutti loro hanno in comune una cosa: scoraggiare le persone a rivolgersi alla medicina ufficiale e invitarle a trasgredire le indicazioni restrittive riguardo al contenimento del virus, con la tragica conseguenza dell’ulteriore diffusione del contagio.

Gli inviti a “non abbandonare i luoghi di culto” e a non sospendere le laute offerte che molti di loro sono abituati a ricevere è l’altra costante.

Come dei pesci nel mare noi tutti siamo immersi in una sorta di blogosfera nella quale le informazioni contenute diventano nutrimento quotidiano degli utenti, ma siamo sicuri che questi apostoli, leader, guru, imbonitori di pubblico siano davvero interessati alla nostra salute e non al successo personale basato su un bel connubio tra marketing e predicazione?

Il “contagio” non proprio positivo che arriva dal web è pericoloso quanto il coronavirus.

Umberto Eco affermava che i Media oggi hanno amplificato l’influenza che taluni possono avere su altri, e questa è una forma di potere sugli individui, poco riconosciuto.

Si parla difatti di persuasori occulti, di strumenti in grado di cambiare la nostra forma mentis, la nostra cultura, le nostre abitudini, le nostre idee.

Chi è nel bisogno viene completamente catapultato in una realtà tipica del pensiero positivo e viene incitato a proferire frasi quali: “Se ripeti: Dio è con me, chi è contro di me? tu ne uscirai vincitore”, se credi in qualcosa, la otterrai”, “ non hai bisogno di andar dal medico se contagiato”, “vieni in chiesa preghiamo e teniamoci per mano e il virus fuggirà”, “accostati all’altare e con l’imposizione delle mani tu sarai guarito”….

Schiere di fedeli seguono i loro leader anche quando questi li incoraggiano ad obbedire a Dio invece che alle autorità costituite e lo fanno citando la Bibbia; altri seguono ideologie negazioniste in merito al coronavirus, sottostimandone gli effetti di contagio.

Perché accade ciò? Gli studiosi ci spiegano che il nostro cervello nelle situazioni complesse, come la spiacevole realtà dovuta al coronavirus, dove sarebbero richieste elaborazione mentali complesse, tende a basarsi non sui ragionamenti ma sulle reazioni emotive.

Quando l’informazione tocca più le nostre emozioni che il nostro raziocinio, distorce la nostra percezione del fenomeno a tal modo da non farci accorgere che quella informazione è un’errata interpretazione della realtà.

Dare credito a chi parla solamente per un principio di autorità cozzando contro principi scientifici, ci riporta indietro nel tempo e ci rende succubi di idee malsane ma anche pericolose.